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Architecture - Design - Art

L’utilizzo in architettura

Abbiamo parlato di utilizzo dell’architettura, di uso del manufatto che si adatta ed è adattato alle esigenze di vita, questo perchè vogliamo impostare il nostro ragionamento su un concetto che non possa essere relativizzato, ossia nessuno potrà negare e confutare soluzioni che abbiano a fondamento il motivo stesso dell’esistenza dell’architettura, a meno che non vogliamo letteralmente abitare su una tela o nelle parole scritte di una poesia.

Ecco che l’architettura presenta un suo ruolo con un scopo ben preciso che trova l’atto finale nel vivere, o per meglio dire nel buon vivere, come già precedentemente affermato; tracciando una distinzione netta tra ciò che è la teoria e ciò che invece risulta nella pratica. Che significa? Perchè spiegare questo?

Perchè ognuno di noi potrebbe avere un giudizio diverso di un quadro o di una scultura; si potrebbe affermare che il taglio di una tela è un atto assolutamente originale e innovativo, esteticamente sublime, ma allo stesso tempo altre persone la giudicherebbero magari un’opera sgradevole priva di significato e gusto estetico esente da particolari che potessero generare in noi una qualche “sensazione”.

Si potrebbe aggiungere l’esempio di una scultura moderna o addirittura di un Happening dove il gesto artistico si esaurisce nel momento stesso in cui viene prodotto.

A differenza di queste arti l’architettura subisce un particolare “giudizio” che esula dalla soggettività, un giudizio che si forma nel vissuto, nella vita reale, nel suo utilizzo fatto di tempo, di spazio e di movimento. Noi la viviamo giorno per giorno, non solo la guardiamo, come potrebbe essere una qualsiasi opera esposta in un museo ma la guardiamo continuamente con differenti sfumature di luci, di suoni e di odori. Essa quindi (l’architettura) è diversa e si distingue da tutte le altre espressioni artistiche.

Il pensiero moderno, (per comodo considereremo pensiero moderno quello che riguarda soprattutto l’arte dal 900 ad oggi) nelle innumerevoli rappresentazioni e dissertazioni sull’arte, nel tempo l’ha trasformata rendendola per certi aspetti sempre più concettuale, per così dire meno legata alle tecnologie e alle abilità artigianali e più dipendente dal suo significato intrinseco, intendendo questo come l’espressione della poetica dell’artista che l’ha generata. In definitiva l’oggetto perde il suo significato originale per acquisirne un altro.

Facciamo degli esempi per meglio capirci. La sedia di Joseph Kosuth, la ruota della bicicletta di Duchamp, dei vestiti posti in modo disordinato nella Venere di Pistoletto non hanno più il loro originario uso, non sono più legati alla funzione per cui sono nati ma ne acquistano una nuova, di concetto, che scaturisce dall’immaginazione dell’artista. Qui infatti, l’atto dell’uomo è meramente mentale, la qualità del manufatto è esente da interventi o lavorazioni manuali particolari che possano avere una qualche valenza o intenzione artistica.

In questo ambito di trasformazioni la varie arti, come la pittura, la scultura, la letteratura etc. tendono ad intrecciarsi, si legano tra di loro superando i confini e sconfinandosi vicendevolmente, o almeno questa è l’intenzione.

La pittura entra nella scultura e viceversa quasi a non riuscire più a distinguere l’una dall’altra.

Questa è l’elaborazione di un approccio “moderno” all’arte, è quello che si è consolidato nel tempo creando nuove tendenze che ricercano una continua originalità . Un tale approccio ha generato non poca confusione tra le varie arti causando a mio giudizio una produzione di manufatti che vuole colpire l’immaginazione di chi le guarda cercando di far  risaltare un particolare mai visto prima, come se questi oggetti o queste idee nascessero dal nulla, quando in realtà sappiamo e conosciamo dalla storia in genere che la presunta originalità non è altro che la trasformazione di altre opere già realizzate o di elementi già presenti in natura. Anzi, questa ricerca continua dell’originalità, che persegue un allontanamento da tutto quello fatto precedentemente, non fa altro che peggiorarne i risultati in quanto diventa l’unico elemento di guida, il che per un opera d’arte mi sembrerebbe alquanto riduttivo.

Diffidiamo dunque di quegli autori che sembrano aver creato e inventato chissà quali nuove composizioni perchè in realtà non hanno inventato nulla.

Quello che invece ne è scaturito, come dicevo, è stata una gran confusione che ha di fatto smorzato l’interesse e allontanato le persone che ne hanno rigettato le istanze; l’arte contemporanea appare oggi, ancor più di prima, un’arte d’elite con uno snobismo che la fa da ingrediente principale.

Ma torniamo all’architettura ed evidenziamo come essa sia differente dalle altre arti partendo proprio dagli esempi forniti dall’arte contemporanea grazie ad una logica che ne dimostrerà le contraddizioni in essere.

Essa infatti per sua natura, come detto, viene progettata e ideata nelle sue valenze estetiche con una finalità ben precisa, quella di essere utilizzata come  luogo del vivere, funzionale ad esso; il che rispetto alla ricerca dell’originalità concettuale dell’arte come sopra descritta ne sottolinea la sostanziale differenza.

Ma vediamo un esempio pratico e sicuramente divertente; rifacciamoci alla scena di un noto film italiano del 1978 “Le vacanze intelligenti” ( protagonisti Alberto Sordi e Anna Longhi) soffermandoci al momento della visita alla Biennale di Venezia.

Qui ad un certo punto la moglie Augusta presa dalla stanchezza si siede su una sedia che faceva parte dell’allestimento di un’opera. Quale informazione possiamo trarre da questa simpatica situazione?

Nessuno penserebbe che la sedia potesse rappresentare un’opera d’arte se si fosse trovata in un appartamento.

A mio parere delle informazioni estremamente significative che dimostrano come l’immagine e il senso del luogo ne allontanano il significato originale e l’asettica stanza che dovrebbe incoronare come opera d’arte un semplice oggetto, solo perchè definito semplicemente dalla mente dell’artista, si spegne e scompare riaffermando in modo chiaro e diretto l’utilizzo per cui è stata prodotto quell’oggetto.

E’ il museo dunque che fornisce a quella sedia un meta valore artistico nel quale gli spettatori intenti a dissertare del suo valore cercano di trovarne i più disparati e reconditi significati, mentre Augusta sottrae  alla sedia quella “poetica” sovrastruttura, perchè entra in quel luogo senza preconcetti.
A differenze degli altri astanti il suo ragionamento è esente da mediazioni, privando, logicamente, del significato presunto anche l’opera; essa applica involontariamente e genuinamente, per così dire, lo stesso concetto dell’artista  ma spostandolo dalla sua parte e la vede come quella che realmente è, una semplice sedia!

E’ qualcosa di utile, qualcosa che ha un preciso utilizzo, perchè la sedia spostata da quel luogo e inserita in un appartamento verrebbe decontestualizzata dagli orpelli museali facendo emergere il suo reale e unico stato, ossia quello di sedia, oggetto utilizzato con una funzione ben specifica.

Ecco il significato di quello che dissi in un precedente scritto dove affermavo che in architettura la nozione di utilizzo viene prima di quella di spazio (spazio inteso come poetica del progettista).

E’ da qui voglio partire per spiegare la differenza tra l’architettura e le altre arti. Nell’architettura il fine primario di un oggetto è il suo utilizzo, in un edificio comune nessuno potrebbe scambiare quella semplice sedia per un opera d’arte, ossia slegata dalla sua funzione. Qualcuno, soggettivamente parlando potrebbe comunque dire che è un’opera d’arte a prescindere, certo, ma pur sempre in relazione stretta a quella sua funzione. Quella sedia è un’opera d’arte perchè è costruita in un certo modo, perchè il progettista e l’artigiano che l’hanno ideata e realizzata si sono impegnati a fare bella e funzionale quella sedia e non altra; quella sedia potrebbe stare in qualunque luogo eppure sarebbe sempre un’opera d’arte. Tale sedia ha un  un valore a prescindere dal suo contesto, mentre la sedia del film avrebbe potuto acquisire il suo valore artistico (ma che come abbiamo dimostrato nemmeno li ha) solo nel contesto museale.

Parlando dunque dell’opera architettonica durante la sua progettazione ecco come sia fondamentale consolidare prima il concetto di utilizzo riferito all’abitare concreto fatto di azioni semplici e spesso ripetute.

Utilizzo dunque prima del significato poetico dell’opera stessa che viene poi trasfigurato con un segno su un foglio di carta. Questo ci fa capire che il luogo del vivere viene prima del segno, viene prima dello slancio intellettuale dato dagli intrecci volumetrici che ritroveremo spesso nei nostri scritti. Come questo poi avviene nella pratica lo spiegheremo più avanti.

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1 commento in “L’utilizzo in architettura

  1. Interpretazione molto convincente della specificità dell’ architettura tra le arti visive.

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