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Architettura - Arte

Concorso – Progetto scuola di Genzano

Quando ho iniziato questo progetto ho pensato a come poter uscire fuori dalle scontate soluzioni modarniste che in modo molto semplificato vengono continuamente proposte; come quei progetti realizzati ad hoc per i concorsi senza badare, in pratica, alle intenzioni guida che sono legate al suo utilizzo.
La prima questione è stata quella di considerare un legame con il contesto, un vero legame però , non quello astruso e idealizzato sulla carta con qualche linea messa qui e là che nella realtà nessuno mai noterà; ne l’immagine di forme che nel concreto poi non rispecchino effettivamente quello che intendeva il progetto.

La forma che ho proposto, quella essenziale, in realtà è estremamente semplice, un parallelepipedo con una curva ad addolcire il contesto urbano. All’interno due piani separano le differenti aule, collegati anche tramite una scala centrale in legno e metallo che fa da arredo, mentre dal piano superiore, tramite il  ballatoio, è possibile osservare tutto il piano terra, in un collegamento continuo che unisce le varie funzioni della scuola senza soluzione di continuità, ad evidenziare i nuovi aspetti della pedagogia.

Importante, a mio giudizio, è la tipologia planimetrica del piano terra (piano dedicato alla scuola dell’infanzia) dove le aule seppur separate possono collegarsi tra di loro tramite aperture mobili e diventare una sorta di percorso unico finalizzato ad una partecipazione totale tra i bambini che sperimenteranno nuovi aspetti dell’apprendimento legati al gioco.

Fino a qui si sono descritti alcuni aspetti degli elementi funzionali, che poi sono stati tradotti esteticamente nel progetto fatto di materiali e strutture. Senza andare troppo nei particolari riprenderò il concetto iniziale spiegando gli elementi che hanno guidato l’opera.

Inserire un manufatto all’interno di quella specifica realtà, in questo caso parliamo di una zona del Comune di Genzano, fatta di case ad uno o due piani con i tradizionali tetti a spiovente e murature finite a mattoni o ad intonaco potrebbe apparire un compito facile rispetto ad un intervento, per esempio, eseguito nell’area urbana di un centro storico.

Ossia, andiamo li, visitiamo il posto, non notiamo niente di particolare, e cominciamo a pensare  “..ma bene, libero da vincoli storici, posso dar sfogo alla mia fantasia e creare qualcosa di unico e speciale..”. Con queste premesse si creerà sicuramente qualcosa di unico, ma difficilmente potrà essere speciale. Già me li vedo a formare intrecci volumetrici, cubi e sfere che si innalzano per il solo gusto di veder realizzata l’idea progettuale. E al suo definitivo realizzo le facce sconsolate e titubanti dei genzanesi che di fronte a cotanta originalità dovranno sciropparsi quelle mura per molti anni a venire. Eh già, perchè i muri, a differenza dei progetti,  restano li, fermi e immobili tutti i giorni a ricordarci la loro forma.

No, non voglio questo, non desidero l’innaturale approccio alla realtà, quello che separa il mondo reale da quello delle idee.

E questo tipo di approccio mi ha fatto da guida a tutto il progetto, nella forma, ma anche, come già più volte rimarcato, nei materialiIl tetto? Lo farò spiovente ricoperto di tegole, tradizionale con travi in legno. Il muro? Lo farò in mattoni e in altre parti in travertino. Il tutto rimane riconoscibile, seppure all’apparenza semplice, tuttavia nella sua conformazione sono stati esaminati molti aspetti complessi che fanno parte dell’architettura per le scuole. Ma il fatto di utilizzare una forma planivolumetrica di approccio immediato e dei materiali tradizionali che appartengono alla storia di quel territorio fanno si che un tale manufatto sia ben accetto alla popolazione.

Forse per questo mi sono limitato? Ho dato forse meno sfogo alla mia creatività? Non saprei, anche perchè non dovrebbe essere questo il fine ultimo, ossia essere creativi, quanto quello di realizzare opere utilizzabili intese come  luoghi del vivere, e del vivere  bene.

Ecco perchè intervenire in quest’area è complesso quanto intervenire in un centro storico, perchè il nostro compito è realizzare un’architettura che faccia parte della realtà di quel luogo senza pensare che si possa, come un Demiurgo, dare significati o rinascite particolari a questi spazi tramite il nostro intervento. Se poi questo avverrà è perchè probabilmente si è pensato di intervenire proprio per non esserlo. A quel punto l’opera comincia a far parte integrante del vissuto quotidiano, piace e le persone si legano ad essa, alla sua idea iniziale se ne aggiungeranno altre, fatte di esperienze che si legheranno a quei muri.

Copertura Prospetti e sezioni

 

 

© Arch. Alessandro Plini (www.archihouse.it)

Contatti per progettazioni: studioarchihouse@gmail.com o info@archihouse.it

Mob. +39 3496039795

 

 

 

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